Scanno Hotel - Guida Turistica

CERCA ALBERGHI
Alberghi Scanno
Check-in
Check-out
Altra destinazione


.: DA VEDERE
Il lago Il lago
  Al centro della conca di Sulmona, in mezzo ai monti che collegano la catena del Sirente con la Meta, chiuso tra la Montagna Grande e il Monte Genzana, è situato il lago di Scanno. I monti sono caratterizzati da un aspetto selvaggio e da farre, campi carsici e altopiani. Ed è proprio al centro di uno di questi altopiani che è situato il lago di Scanno. Ha una forma quasi rettangolare più precisamente a forma d'otre e confina con i bacini del Sangro, Sagittario e del Gizio. La regione è costituita prevalentemente da rocce mesozoiche. Potenti pile di strati calcarei compatti, bianchi rosati e grigi. Il lago di Scanno viene considerato come un tipico lago di frana. L'immissario più importante è il fiume Tasso, che apporta una discreta quantità d'acqua. Di più modeste dimensioni è il Fosso Funicelle che porta le acque sorgenti omonime. È certa, oltre la presenza di altri torrenti che scendono al lago, l'esistenza di alcune sorgenti subacquee che si rendono evidenti mediante il sollevamento di bolle d'aria sulla superficie. La morfologia dei monti circostanti il lago crea un ambiente suggestivo e caratteristico delle zone montuose, il lago si trova subito fuori dei confini orientali del Parco Nazionale d'Abruzzo, e ne conserva in pieno l'aspetto impervio e aspro. I contorni del lago sono ricchi di vegetazione: Roverella e Pioppi Salici e Tigli, tipici esempi di vegetazione ripariale.
Il costume Il costume
  Oltre che per la bellezza del suo lago e delle sue montagne, Scanno è da tempo conosciuta per lo splendido costume indossato dalle sue donne. Alla fine del secolo scorso, quando i primi turisti e studiosi raggiunsero il paese, rimasero affascinati dal costume e dal portamento dignitoso delle donne, che pure lavoravano duramente nelle case, nei campi e nei boschi. Si dice che il costume femminile a Scanno sia nero in seguito ad una prescrizione ecclesiastica. Ma probabilmente le donne di Scanno preferirono per i loro abiti la lana nera delle pecore della zona rinunciando in parte ai costosi procedimenti di tintura. Le donne anziane vestono ancora il costume di panno pesante di lana, tessuto in casa. Le parti del costume sono: una grande gonna con fitte pieghe e un giubbino (il"comodino"), un fazzoletto di stoffa con bottoncini d'argento che copre il petto (la "pettiglia"), un merletto lavorato a tombolo per il collo, un cappellino di vari colori (il "cappellitto") formato dalla "tocca" nera, dal "fasciatoio" e dal "violitto", infine le scarpe leggere ("scarfuori"). L'abito nuziale, un bene dotale per le donne, la cui tradizione risale al Medioevo, ha lo stesso taglio del costume, ma prevede colori vivaci.
Tipiche Case Scannesi Tipiche Case Scannesi
  Il tradizionale tipo della casa scannese, di origine prettamente italica, va scomparendo. Ha la scalinata esterna cemmàusa che termina con un ballatoio o pianerottolo. Gli scalini le schele di pietra, sono sorretti da un arco. Al di sopra della scalinata ed a protezione di essa dalle intemperie vi è una tettoia, formata da travi di faggio o di quercia che sostengono numerose tavolette di faggio scanzule sulle quali sono poggiate le tegole pinci che un tempo si fabbricavano a Scanno. Entrati nella casa ci si trova nella cucina, caratteristica per il gran camino ciummunéra intorno alla cui cappa, su un poggiuolo di legno, sono poste caffettiere di rame o di stagno ciucculattére pentole pegnote di terra cotta di tutte le dimensioni e spesso di rame, tostacaffè, ferri da stiro formati da un ferro pieno e da un manico, ed altri oggetti. Al di sotto della cappa, ai lati del focolare, vi sono: ju zuffulatùre (soffietto fatto con la canna di un fucile), ju murcuncille (scopettino di saggina), i chépefuoche (alari spesse volte artistici e bellissimi), i trispede (treppiedi) sui quali si posano tegami, piccoli caldai e le frissàure (padelle). Nelle case delle famiglie agiate, vicino al focolare, vi è ju banche (lunga panca) con spalliera alta per proteggere la schiena e le spalle di chi si scalda dalle correnti di aria fredda, varie sedie impagliate con giunchi, nonchè varie priézzule (banchetti bassissimi a volte bucati nel centro) di legno, usate come sedili dalle donne e dai bambini.
Le Fontane di Scanno Le Fontane di Scanno
  Le fontane hanno da sempre rivestito un ruolo di grande rilievo nell'economia di Scanno come riferimento infrastrutturale cardine nel tessuto urbano e luogo d'incontro degli abitanti. Ecco perché la fonte è destinata ben presto a diventare emergenza architettonica con valenze monumentali, assumendo il ruolo di catalizzatore dei fenomeni di espansione urbana. Nei paesi d'Abruzzo si trovano numerose fontane monumentali costruite dal XIV al XIX secolo sulle quali, in quanto luoghi significativi della città, si concentrava l'attenzione degli architetti e dei decoratori. Di frequente la fontana si trovava in posizione periferica e prossima alla cinta muraria, assolvendo spesso a una funzione integrativa tra città e campagna, tra il sistema economico agro-pastorale e quello urbano, come nel caso della fontana del Pisciarello, ma anche in prossimità di una chiesa, sottolineando in tal modo la funzione di aggregazione sociale del luogo antistante la chiesa stessa. Le due fontane di Scanno sono state nel corso dei secoli fattori di vita e di lavoro essenziali per lo sviluppo delle attività manifatturiere, artigianali e industriali non rivestendo mai il ruolo di monumento esclusivamente celebrativo, anche se risulta innegabile il loro interesse artistico. Inoltre sia la fontana Saracco che la Pisciarello facevano parte di un sistema idraulico complesso, alimentato dalle sorgenti di Capodacqua e funzionale all'attività armentizia e in particolare alla manifattura dei tessuti di lana.
Palazzo Mosca  Palazzo Mosca, posto ad angolo tra via Vincenzo Tanturri e via Giuseppe Tanturri, con la facciata principale rivolta sulla antistante piazzetta di San Rocco (la piazza Vecchia). Paradossalmente si può affermare che la veduta prospettica dell'edificio ha goduto dell'abbattimento di alcuni edifici operato nel 1909 per la realizzazione della strada provinciale Scanno-Villetta Barrea. Secondo la tradizione in origine il palazzetto appartenne alla famiglia dei Di Salvo di Scanno, baroni di Castrovalva fino al 1623, ma il nome Teopista, inciso sull'architrave di una finestra laterale lascerebbe intendere che l'edificio sia stato costruito per volontà di Donato Teopista, facoltoso notaio. A seguito dell'estinzione della casata e delle discendenze collaterali, la proprietà fu acquisita dal dottor Gregorio Mosca, originario di Pescocostanzo. L'interpretazione di Gilberto Carbone, basata sulla lettura di atti notarili, si pronuncia a favore di una fondazione dell'edificio nella seconda metà del XVII secolo, come testimoniato dalla data 1657 presente su di una finestra prospiciente la corte interna. Resta da spiegare la presenza del portale settecentesco di quello che appare come lo stemma della famiglia Di Salvo (1773), interpretato però anche quale simbolo della professione notarile del Teopista, così come la figura femminile racchiusa nello scudo con in mano la croce e un calice sormontato dall'ostia potrebbe rappresentare valori religiosi ed etici che i vari proprietari succedutisi nel tempo hanno fatto propri.
Palazzo Di Rienzo  Palazzo Di Rienzo, sorge in Via Silla, in prossimità del largo denominato "dell'Olmo" nel quale un tempo si riuniva l'Università di Scanno. L'impianto originario risale probabilmente all'antico palazzo feudale dei D'Afflitto e dei Caracciolo, realizzato tra i secoli XVII e XVIII, mentre l'aspetto attuale è quello conferitogli con i lavori di ristrutturazione eseguiti in occasione delle nozze di Francesco Di Rienzo, celebratesi nel 1900. Nella veduta del Pacichelli (1692) l'edificio è riportato come Palazzo Baronale e raffigurato nelle linee essenziali del prospetto, asimmetrico a tre livelli, con due trifore sovrapposte in asse con il portale. La facciata odierna su via Silla è invece perfettamente simmetrica, in uno stile classico che si addiceva alle motivazioni celebrative dell'intervento di fine Ottocento, ed è articolata su quattro livelli, tre principali e un mezzanino; i due piani più alti sono scanditi da una sequenza di balconi reciprocamente uguali, sette nel superiore e sei nell'inferiore, dove è interrotta a metà dal motivo plastico del portale-balcone. Il mezzanino, con le sue sei finestre, sovrasta una fila di portali ricavati da lavori di scavo e di rilassamento del livello stradale condotti negli anni Settanta. L'elemento di maggior spicco del prospetto è certamente il portale di grande imponenza, le cui colonne monolitiche in granito sorreggono il balcone centrale definito da una balaustra in pietra e sormontato da un timpano triangolare ancora di gusto classico. L'interno risulta estremamente articolato a causa della presenza di diversi atri e cortili, determinati probabilmente dai vari lavori di trasformazione succedutisi nel tempo, e ricco ancora di alcuni drappeggi originali di fine Ottocento. Dei molti preziosi oggetti d'arte che la casa ospitava, ricordiamo il quadro del Patini "Le Orfanelle", attualmente a Roma in collezione privata.
 Il Palazzo Colarossi in via Silla 32, noto anche come "la casina" e indicato spesso come altro Palazzo Di Rienzo, mostra un ampio prospetto in quattro livelli con una successione, dall'alto verso il basso, di sequenze di balconi, finestre, ancora finestre e finestrini da mezzanino. Da notare il portale in pietra a terminazione rettilinea e bugnato a cuscino, il fastigio curvilineo spezzato delle finestre e il coronamento, con le mensole lignee zoomorfe che rimandano a stilemi pescolani di altro pregio.
 Palazzo De Angelis ha l'ingresso in Via Ciorla 3, a breve distanza dall'incrocio con il vicolo che reca il nome della famiglia baronale che ne fu proprietaria.
 Il Palazzo Serafini, in piazza Madonna del Lago 3, sorto probabilmente tra il XVII e XVIII secolo, è collocato su un'area posta al limite del centro abitato denominata "Codacchiola" e si estende in lunghezza fino a raggiungere, sul lato opposto, un'area non edificata un tempo posta a confine con le antiche mura cittadine, e oggi adibita a parcheggio pubblic